Una routine flessibile non è un ossimoro. È una necessità.
Ero in una stanza nuova, in una città nuova, e il mio diario era l’unica cosa familiare che mi restava.
Londra pioveva fuori dalla finestra, e io guardavo quella pagina bianca pensando:
“E ora? Come si fa a mantenere una routine quotidiana efficace quando tutto intorno a te è cambiato?”
Il mio risveglio alle 4 del mattino, i 15 minuti di journaling, la meditazione, l’ora di pugilato nella mia palestra di casa… tutto questo era rimasto in Italia.
E io ero qui, con una valigia e l’ansia di aver perso quella struttura che mi aveva salvato dalla depressione tre anni prima.
“Lù, ma non puoi semplicemente ricreare la stessa routine qui?”
È quello che ho pensato anch’io. Per circa dieci minuti.
Poi ho realizzato una cosa: forse il problema non era la mancanza della mia routine perfetta.
Forse il problema era credere che esistesse una routine perfetta da qualche parte.
Se anche tu ti sei mai trovato in quel momento di smarrimento, un nuovo lavoro, un nuovo posto, una nuova vita, in cui le tue abitudini consolidate sembrano non funzionare più, questo articolo fa per te.
Ti racconterò come ho imparato (a mie spese) che la flessibilità non è il nemico della routine, ma la sua migliore alleata.
Quando il Familiare Diventa Estraneo

Prima di Londra, la mia routine era un orologio svizzero.
4 del mattino sveglia. 15 minuti di journaling seduto alla scrivania. 15 minuti di meditazione sul tappetino yoga.
Un’ora di pugilato nella palestra che avevo allestito in stanza. Poi doccia fredda, colazione e via con le quattro ore di deep work.
Era perfetta. Funzionava da mesi.
La routine mi aveva aiutato a uscire da un periodo buio, a perdere 27 chili, e a costruire questo progetto che stai leggendo.
Ma perfetta dove? Perfetta quando? Perfetta per chi?
Il primo mattino a Londra mi sono svegliato alle 4 per abitudine.
Non ho trovato la mia scrivania (non c’era).
Ho cercato il mio tappetino yoga (nella valigia da qualche parte).
Ho cercato i miei guantoni da boxe (ehm, in Italia).
Risultato? Frustrazione pura.
È come quando provi a infilare una chiave nella serratura sbagliata. Più forzi, più ti accorgi che semplicemente non entra.
“Lù, ma avresti potuto portarti tutto!”
Certo, e trasformare ogni viaggio in un trasloco. Brillante strategia per chi vuole esplorare il mondo con 17 valigie.
Ho capito che stavo commettendo l’errore più comune: confondere la routine con i suoi accessori.
Il Mito della Routine Perfetta

Negli ultimi anni ho visto centinaia di routine “perfette” sui social.
Sveglia alle 5, meditazione di 20 minuti, workout di un’ora, colazione proteica, doccia fredda, journaling, lettura, e via dicendo.
Il problema? Sono tutte fotografie statiche.
Mostrano la routine in un momento specifico, in un ambiente specifico, per una persona specifica, in una fase specifica della sua vita.
Ma la vita non è statica. È dinamica, caotica, imprevedibile.
Quando ho avuto l’infortunio al ginocchio due anni fa e ho dovuto fermarmi per un anno dal pugilato, la mia routine è crollata.
Non per la mancanza di disciplina, ma per la mancanza di adattabilità.
Stavo trattando le mie abitudini come un contratto legale scritto sulla pietra, invece che come un organismo vivente che cresce e si evolve.
Una routine efficace non è quella che fa più colpo su Instagram.
È quella che funziona anche quando:
- Hai dormito 4 ore invece di 8
- Sei in un hotel invece che a casa tua
- Hai 10 minuti invece di un’ora
- Tutto va storto e hai voglia di mollare
La mia “Ora Sacra” perfetta durava 90 minuti. Quella che uso quando sono in viaggio? 20 minuti.
Indovina quale mi ha salvato più volte la giornata?
Anatomia di una Routine Flessibile

Dopo aver fallito miseramente nel ricreare la mia routine italiana a Londra, ho capito che dovevo ripensare tutto da zero.
Non serviva una routine diversa. Serviva una routine modulare.
1. Abitudini-Ancora: Il Tuo Porto Sicuro
Un’abitudine-ancora è quella cosa che puoi fare ovunque, sempre, indipendentemente dalle circostanze.
La mia? Il journaling.
Non importa se sono nel letto dell’hotel, in aereo, o seduto su una panchina al parco.
Cinque minuti con carta e penna (o anche solo le note del telefono) e ritrovo il mio centro.
È come avere un piccolo pezzo di casa sempre con te.
“Lù, ma cinque minuti bastano davvero?”
Assolutamente sì.
Il potere dell’abitudine-ancora non sta nella durata, ma nella costanza.
È quel filo che tiene insieme tutti i pezzi quando tutto il resto è in movimento.
2. Blocchi Modulari: La Routine LEGO
Invece di avere una routine monolitica, grazie al time blocking ho iniziato a pensare in “blocchi” intercambiabili:
Blocco Reset Mentale (5-90 minuti)
- Routine completa: 15 min journaling + 15 min meditazione + 15 min lettura
- Routine standard: 10 min journaling + 10 min meditazione
- Versione emergency: 5 min journaling + 2 min respirazione
Blocco Movimento (10-60 minuti)
- Sessione completa: 1 ora pugilato/calisthenics
- Sessione adattata: 20 min bodyweight workout
- Versione minima: 10 ripetizioni di jumping jack, squat, push-up, burpee
Blocco Profondo (30-120 minuti)
- Focus completo: 4 ore deep work
- Focus standard: 1 ora focus totale
- Versione survival: 25 min Pomodoro su priorità #1
È come avere un guardaroba mentale. Scegli l’outfit in base all’occasione.
La Mia Trasformazione: Da Rigido a Fluido
Prima dell’infortunio al ginocchio, ero ossessionato dalla perfezione.
Se non riuscivo a fare l’allenamento completo, non facevo niente. Se non avevo un’ora per lo studio, rimandavo tutto.
Era un approccio tutto-o-niente che mi sabotava più di quanto mi aiutasse.
L’anno di stop forzato mi ha insegnato qualcosa di prezioso: l’azione minima batte sempre l’inazione perfetta.
Quando non potevo boxare, facevo la parte superiore con il bodybuilding. Quando non potevo correre, camminavo. Nel momento in cui non potevo meditare per 20 minuti, respiravo consapevolmente per 2.
Quella trasformazione, da 90 kg a 63 kg, dalla depressione al blog in crescita, non è avvenuta grazie alla routine perfetta.
È avvenuta grazie alla routine che non si è mai fermata, nemmeno quando era ridotta al minimo.
Costruire la Tua Routine Sostenibile

Step 1: Identifica le Tue Abitudini-Ancora
Prima di pensare alla routine completa, trova le tue ancore.
Queste sono le domande che mi faccio con i miei clienti di personal training:
- Quale attività ti fa sentire “te stesso” ovunque tu sia?
- Cosa puoi fare in 5 minuti che cambia la qualità della tua giornata?
- Qual è l’ultima cosa che vorresti eliminare dalla tua routine?
Per me è il journaling.
Per te potrebbe essere la chiamata mattutina alla famiglia, i 10 respiri profondi appena sveglio, o semplicemente bere il caffè in silenzio per 5 minuti.
Non deve essere epico. Deve essere tuo.
Step 2: Crea i Tuoi Blocchi Modulari
Ora che hai le tue ancore, è tempo di costruire attorno ad esse.
Ecco il framework che uso:
Contesto | Versione Emergency (5-10min) | Routine Standard (20-30min) | Routine Completa (60-90min) |
Mattina | Journaling + intenzione giornata | Journaling + meditazione breve | Ora Sacra completa |
Movimento | 10 burpees/jumping jack | 20 min bodyweight | Allenamento completo |
Lavoro | 1 priorità da 25 min | Sessione focus da 1h | Deep work da 4h |
Sera | 3 gratitudini | Journaling di riflessione | Review completa + lettura |
La chiave è avere sempre un piano B (e un piano C).
Step 3: Il Metodo “2 Settimane Flessibili”
Ecco come testo le mie routine (e come consiglio ai miei lettori di fare):
Nella prima settimana, esploro la routine base senza giudicarmi troppo. Osservo cosa funziona e cosa invece no, e mi adatto in tempo reale, modificando quello che serve senza stress.
La seconda settimana è dedicata al raffinamento: parto dai feedback raccolti e sperimento con orari o durate diverse, finché non trovo il ritmo che fa davvero per me.
Alla fine di queste due settimane, è il momento della revisione:
Cosa voglio mantenere? Cosa invece devo cambiare? E cosa posso eliminare del tutto?
“Lù, ma non rischio di cambiare sempre e non consolidare mai niente?”
Ottima domanda.
C’è una differenza fondamentale tra adattare e cambiare costantemente.
L’adattamento mantiene la sostanza cambiando la forma. Il cambiamento continuo non ha né sostanza né forma.
Red Flag da Evitare: I 3 Errori Comuni
Nel mio percorso (e osservando centinaia di persone) ho identificato i 3 errori che sabotano le routine in cambiamento:
Errore #1: Non Tracciare il Tempo
Come puoi costruire una routine se non sai dove va il tuo tempo?
Prima di ogni cambiamento di routine, traccia una settimana normale. Ti accorgerai che sprechi tempo in posti che nemmeno immaginavi.
Errore #2: Troppo, Troppo Presto
Vedo persone che vogliono aggiungere 7 nuove abitudini in un colpo solo.
Il risultato? Burnout garantito in 10 giorni.
La regola d’oro: 1-2 abitudini al mese. Punto.
Errore #3: Finta Flessibilità
“Sono flessibile” è spesso un altro modo per dire “faccio come mi pare”.
La vera flessibilità richiede disciplina nell’80% dei casi. Se rispetti la routine solo quando ti va, non è una routine, è un capriccio.
Quando Tutto Cambia (Di Nuovo)

La cosa più bella che ho imparato dal mio infortunio, dal viaggio a Londra, e da tutti i cambiamenti degli ultimi anni?
Le routine migliori sono quelle che evolvono con te.
Tre anni fa, uscendo dalla depressione, avevo bisogno di struttura rigida. La routine mi dava sicurezza, controllo, senso di progresso.
Due anni fa, durante l’infortunio, avevo bisogno di flessibilità. La routine doveva adattarsi ai miei limiti fisici senza farmi sentire un fallito.
Oggi, esplorando Londra, ho bisogno di portabilità. La routine deve stare in una valigia e funzionare in un caffè quanto nella mia camera d’hotel.
Domani? Chissà. Ma sarò pronto ad adattarmi di nuovo.
Ecco, invece, il mio consiglio più controintuitivo che voglio darti: interrompi la routine prima che diventi automatica.
So che suona strano, ma quando una routine diventa troppo meccanica, smette di nutrirti mentalmente.
Ogni tanto cambio qualcosa:
- Scrivo in un posto diverso dal solito
- Inverto l’ordine dei blocchi
- Faccio il journaling serale invece che mattutino
- Medito all’aperto invece che al chiuso
Così la routine resta viva, presente, mia.
“Lù, ma allora non è più una routine!”
Al contrario. È una routine che respira invece di soffocarti.
La Routine che È Davvero Tua

Mentre scrivo queste righe, sono seduto in un caffè di Londra.
La mia scrivania italiana è lontana. Non ho i miei libri intorno. Non sento il rumore familiare del mio quartiere.
Ma ho il mio diario aperto, una tazza di tè fumante, e quella sensazione di essere esattamente dove devo essere.
Questa mattina mi sono svegliato alle 6 (non alle 4).
Ho fatto 5 minuti di journaling (non 15). Meditato per 5 minuti sul letto (non sul tappetino yoga). Ho fatto 20 burpee nella camera d’hotel (non un’ora di boxe).
È stata la mia routine? Assolutamente sì.
Era perfetta? No, era mia.
E questa è l’unica perfezione che conta davvero.
Quello che i guru della produttività non ti dicono è che la migliore routine è quella che puoi mantenere anche nei tuoi giorni peggiori.
Non quella che ti fa sentire un superhero quando tutto va bene.
Quella che ti salva quando tutto va male.
La routine che funziona quando hai dormito poco, quando sei stressato, quando hai cambiato città, quando la vita ti ha messo davanti un imprevisto.
Quella routine lì (piccola, flessibile, resiliente) vale più di mille routine “perfette” che crollano al primo ostacolo.
Conclusione
Non esiste una routine perfetta per tutti, ma esiste sempre una routine perfetta per te, proprio ora, proprio dove sei.
La prossima volta che ti trovi in un momento di cambiamento (come un nuovo lavoro, un nuovo posto o una nuova fase della vita), non cercare di ricostruire esattamente quello che avevi prima.
Chiediti invece: “Di cosa ho bisogno ora? Cosa posso fare qui? Come posso adattare quello che so alle circostanze di oggi?”
La tua routine migliore non è quella che hai copiato da qualcun altro.
È quella che hai costruito, adattato, e perfezionato attraverso le tue esperienze, i tuoi errori, i tuoi cambiamenti.
La Routine che porta la tua impronta digitale, unica e inconfondibile.
Quella che funziona anche quando non hai voglia di farla.
È quella che ti riporta a casa, ovunque tu sia.
Se dovessi scegliere una sola abitudine da portare con te su un’isola deserta (o in una nuova città), quale sarebbe?
Condividi la tua storia nei commenti, magari ispirerà qualcun altro che sta vivendo il tuo stesso cambiamento.
La routine perfetta non esiste. Ma la possibilità di crearne una che sia davvero tua, quella sì.
Stay focused.
Un abbraccio,
Luca
PS: Se vuoi ricevere il PDF “Supera i Tuoi Limiti in 30 Giorni” con sfide giornaliere per migliorare la tua resilienza, seguimi su Instagram e scrivimi in DM “Limiti”.
A presto,
Luca.