Quando Non Ce la Fai Più, Fai Meno (E Vinci Davvero)

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Sai quando ti svegli la mattina e già sai che sarà “una di quelle giornate”?

Quella sensazione di pesantezza mentale, come se il cervello fosse avvolto in un’ovatta spessa. 

Gli impegni che si accumulano come neve su un tetto, e tu che continui a spalare, spalare, spalare… finché non crolla tutto.

Lascia che ti racconti una storia.

Era inizio 2025, stavo studiando per diventare Personal Trainer Invictus, e mi ritrovavo bloccato sulle stesse mappe concettuali di anatomia da due mesi. Due mesi!

Ogni mattina aprivo i libri con le migliori intenzioni, ma era come cercare di far entrare un elefante in una Smart: più forza usavo, più tutto si incastrava.

Il risultato? Due settimane di burnout totale. Zero studio. Zero motivazione. 

Solo la sensazione di essere un fallimento ambulante.

Ma poi è successo qualcosa di interessante…

Invece di tornare a studiare come un maniaco per “recuperare il tempo perso”, ho fatto una cosa che sembrava controintuitiva: ho cambiato sezione completamente.

 Ho mollato l’anatomia e sono passato alla nutrizione.

“Lù, ma non dovevi finire prima quella parte?”

Ecco il punto: a volte la soluzione non è spingere più forte, ma cambiare direzione.

In questo articolo ti spiegherò perché “fare meno” non è sinonimo di essere pigri, ma spesso è l’unica strada per ottenere risultati migliori con meno stress. 

Ti racconterò la scienza dietro l’overtraining, come ho trasformato la mia routine in una macchina di intensità sostenibile, e perché monitorare il mio corpo è diventato importante quanto allenarlo.

Niente guru della domenica, solo esperienza sul campo e un po’ di scienza a supporto.

Il Mio Burnout da Mappe Concettuali (E Come Ne Sono Uscito)

Burnout studenti sotto pressione - sintomi overtraining da studio e stress da iper-performatività

Immagina la scena: io, seduto alla scrivania alle 5:30 del mattino, con davanti le stesse mappe concettuali che vedevo da 60 giorni. 

Muscoli, ossa, inserzioni… tutto si mischiava in un frullato anatomico che non riuscivo più a digerire.

Era come essere intrappolato in un loop temporale, tipo “Ricomincio da capo”, ma molto meno divertente di Bill Murray.

Il problema non era la difficoltà del materiale. Era che mi ero incastrato in una spirale perfetta:

Dal Giorno 1-30: Studio intenso, ma accumulo arretrati
Poi il Giorno 31-45: Frustrazione crescente, stesso materiale
Dopo il Giorno 46-60: Panico da “tempo che passa”, studio frenetico ma inefficace
Infine dal Giorno 61-75: Burnout completo, zero produttività

Suona familiare?

“Lù, ma dovevi solo essere più disciplinato!”

No, dovevo essere più intelligente.

La Svolta: Cambiare Gioco Invece di Forzare

Dopo due settimane di vuoto mentale totale, ho preso una decisione che all’apparenza sembrava illogica: ho completamente abbandonato l’anatomia e sono passato alla sezione nutrizione.

Non perché fosse più facile, ma perché il mio cervello aveva bisogno di novità per ritrovare l’entusiasmo.

Il risultato? In una settimana ho completato più materiale di nutrizione di quanto non fossi riuscito a fare con l’anatomia in due mesi.

Gradualmente, con questa energia rinnovata, sono tornato all’anatomia. 

Ma questa volta con un approccio diverso con meno ore, più intensità, più pause strategiche.

La lezione: A volte il problema non è quanto stai facendo, ma come lo stai facendo.

Non si tratta di fare sempre di più, ma di fare meno e meglio.

E qui entra in gioco la scienza…

La Scienza del “Troppo”: Quando Il Corpo Ti Manda un SOS

Atleta esausto mostra sindrome da sovrallenamento - quando rallentare allenamento per il recupero

Il tuo corpo è come quel tuo amico onesto che ti dice quando hai esagerato con la pizza: non mente mai, anche se a volte preferiresti non sentire la verità.

Quando ti trovi in una situazione di sovraccarico costante, che tu stia studiando, allenandoti o lavorando, il tuo organismo attiva quello che gli scienziati chiamano Sindrome Generale di Adattamento.

È un processo in tre fasi che il fisiologo Hans Selye (studio esteso) ha identificato negli anni ’30:

Fase 1: Allarme

Il corpo dice: “Ok, c’è stress, mobilitiamo le difese!”

Adrenalina a mille, cortisolo che sale, energia che esplode. 

È quella fase in cui ti senti invincibile e pensi di poter studiare 16 ore al giorno bevendo solo caffè e forza di volontà.

Fase 2: Resistenza

Il corpo dice: “Questo stress non se ne va… meglio sistemarsi per il lungo periodo.”

Il cortisolo rimane alto, ma non senti più quell’energia esplosiva dell’inizio. 

È la fase del “tiro avanti”, dove continui ma senza la freschezza iniziale.

Fase 3: Esaurimento

Il corpo dice: “Ok, basta. Mi arrendo.”

Ed è qui che arriva il burnout. 

Non per mancanza di volontà, ma perché il tuo sistema nervoso ha letteralmente alzato bandiera bianca.

“Lù, ma non posso semplicemente ignorare questi segnali e continuare?”

Certo, come puoi ignorare il segnale della benzina e continuare a guidare. Funziona… finché non funziona più.

Il recupero non è il momento in cui “non fai niente”. È il momento in cui il tuo corpo lavora attivamente per riparare, consolidare e prepararsi per la prossima sfida.

Per questo ho iniziato a monitorare la mia Variabilità della Frequenza Cardiaca (HRV), ma di questo te ne parlo tra poco.

Meno Non Significa Pigrizia (Anzi, È Il Contrario)

Allenamento intenso pugile - equilibrio tra performance sostenibile e intensità controllata

Qui c’è il più grosso malinteso del secolo: credere che “fare meno” significhi essere pigri.

È come confondere un cecchino con qualcuno che spara a caso. Entrambi usano un’arma, ma uno colpisce sempre il bersaglio con un solo colpo, l’altro spreca tutto il caricatore e colpisce il cartello “Attenzione al tiro”.

Fare meno significa:

  • Identificare le attività che hanno il massimo impatto
  • Eliminare tutto ciò che è solo “rumore di fondo”
  • Concentrare la tua energia dove conta davvero
  • Dare il 100% in spazi di tempo più contenuti

Non significa:

  • Non avere ambizioni
  • Evitare le responsabilità
  • Accontentarsi della mediocrità
  • Vivere sul divano guardando Netflix tutto il giorno

“Lù, ma nella nostra società chi non fa sempre qualcosa viene visto come un perdente!”

Esatto. E questa è la trappola più pericolosa della cultura dell’iper-produttività.

C’è una sottile differenza, che dobbiamo ancora comprendere: quella tra essere occupati ed essere produttivi.

Essere occupati è avere 47 schede aperte sul browser, rispondere a messaggi ogni 3 minuti, e arrivare a sera con la sensazione di aver corso una maratona mentale senza aver spostato davvero l’ago della bilancia.

Essere produttivi è completare in 3 ore di focus intenso quello che normalmente faresti in 6 ore frammentate.

Il segreto non è nel tempo che dedichi, ma nell’intensità che metti in quel tempo.

Monitorare Il Tuo Sistema: HRV e Segnali del Corpo

Monitoraggio HRV e variabilità frequenza cardiaca mattutina - sistema nervoso parasimpatico e recupero ottimale

Qui entriamo nella parte più “nerd” dell’articolo, ma ti prometto che rimarrà pratica e utile.

Il tuo corpo è costantemente impegnato in una conversazione con te. Il problema è che spesso non parliamo la stessa lingua.

È come avere un coinquilino giapponese: capite che sta cercando di dirvi qualcosa di importante, ma non afferrate esattamente cosa.

La Variabilità della Frequenza Cardiaca è sostanzialmente un indicatore di quanto il tuo sistema nervoso sia “flessibile” e in grado di adattarsi allo stress.

Pensala così: se il tuo cuore battesse sempre a intervalli perfettamente regolari, come un metronomo, in realtà sarebbe un cattivo segno. 

Un cuore sano ha una variabilità naturale tra un battito e l’altro.

Quando il tuo HRV è alto, significa che il tuo sistema parasimpatico (quello del “riposo e recupero”) sta lavorando bene. 

Quando è basso, il tuo corpo ti sta dicendo che sei stressato

Il Mio Setup di Monitoraggio

Uso l’app Salute collegata al mio Apple Watch e controllo:

  • HRV della notte
  • Qualità del sonno
  • Frequenza cardiaca a riposo

Ogni 4-5 giorni guardo i trend. 

Se noto che l’HRV sta scendendo per più giorni consecutivi, applico il recupero attivo.

“Lù, ma non è un po’ esagerato monitorare tutto questo?”

È come chiedere a un pilota se è esagerato controllare i parametri dell’aereo. Preferisco sapere se qualcosa non va prima che diventi un problema serio.

Perché il tuo corpo è molto più bravo di te a capire quando è ora di rallentare. 

Con il tempo, ho imparato a riconoscere alcuni segnali. 

Sul piano fisico, ad esempio, il sonno diventa agitato o fai fatica ad addormentarti, la frequenza cardiaca a riposo si alza, senti le gambe pesanti anche dopo il riposo, oppure l’appetito cambia (troppo o troppo poco).

Poi ci sono i segnali mentali: difficoltà di concentrazione che non passa, irritabilità per cose che normalmente non ti darebbero fastidio, rimandare attività che di solito fai volentieri.

Infine, ci sono i segnali emotivi. Ti manca la motivazione, ti senti sopraffatto da compiti normali, o non riesci più a provare gioia per le cose che ami davvero.

Quando riconosco 2-3 di questi segnali contemporaneamente, applico immediatamente una strategia di recupero attivo.

Gli Errori di Chi Applica Il “Fare Meno” (Spoiler: Manca L’Intensità)

Confronto focus vs distrazione - gestione sostenibile dello stress tra studio e performance mentale

Okay, è ora di affrontare l’elefante nella stanza: non tutti quelli che dicono di applicare il “fare meno” lo stanno facendo correttamente.

È un po’ come quelli che dicono di “fare la dieta” mentre nascondono biscotti nella dispensa. 

Tecnicamente stanno seguendo una strategia, ma manca qualche pezzo del puzzle.

Errore #1: Confondere “Fare Meno” con “Non Fare Nulla”

Ho visto persone che pensano che “fare meno” significhi passare da 8 ore di studio a 2 ore di studio mezzo-concentrato mentre scrollano TikTok.

No, amico. Quello non è “fare meno”, quello è “fare male”.

“Fare meno” significa passare da 8 ore frammentate a 4 ore di laser focus.

La quantità diminuisce, ma l’intensità esplode.

È come la differenza tra una lampadina e un laser: stesso tipo di energia, concentrazione completamente diversa.

Errore #2: Credere che Bastino i “Pomodorini”

“Lù, io faccio 3-4 pomodori al giorno e dovrebbe bastare, no?”

Dipende. 

Se quei 3-4 pomodori sono fatti con l’intensità di un monaco tibetano in meditazione profonda, sì, possono bastare.

Ma se sono 3-4 pomodori fatti mentre controlli le notifiche ogni 30 secondi, stai solo perdendo tempo in modo più organizzato.

Errore #3: Mancanza di Intensità = Mancanza di Risultati

Questo è l’errore più grande e più comune: la mancanza di intensità.

Puoi ridurre tutto quello che vuoi, ma se non metti intensità estrema nel tempo che hai deciso di dedicare a quell’attività, stai solo procrastinando in modo più sofisticato.

L’intensità non è “fare tante cose contemporaneamente”. 

È dare il 100% della tua attenzione e energia a una sola cosa per il tempo che hai stabilito.

“Lù, ma come faccio a raggiungere questa intensità?”

Entrare nel flow non è un interruttore che accendi e spegni. È una skill che si allena. 

Ma quando ci riesci, è come scoprire un superpotere che non sapevi di avere.

La Storia del Mio Amico Pugile: Quando 58kg Diventano 55kg

Pugile riflette su performance e recupero muscolare - ascolto dei segnali del corpo post-allenamento

Ti racconto una storia che illustra perfettamente il concetto di “fare meno per ottenere di più“, ma applicato al mondo reale con conseguenze concrete.

Un mio amico pugile doveva rientrare nei 55kg per un combattimento importante. Pesava 58kg. 

Sembra poco, ma nel pugilato 3kg sono come 30 in altri sport: fanno la differenza tra combattere nella tua categoria o essere distrutto da qualcuno più grosso di te.

La sua strategia iniziale sembrava logica sulla carta:

  • Allenamenti di pugilato quotidiani (tecnica + sparring + sacco)
  • Corsa ogni giorno con la felpa per perdere liquidi
  • 3-4 allenamenti settimanali con i pesi
  • 10.000 passi al giorno religiosamente
  • Dieta ipocalorica ferrea, contando ogni caloria

Sulla carta, perfetto. Nella realtà, un disastro.

Risultato dopo 3 settimane: ancora 58kg. Anzi, a volte anche 58,2kg.

Il mio amico era diventato una bomba di stress ambulante. 

Nervoso, irritabile, e con quella faccia tipica di chi sta facendo tutto giusto ma i risultati non arrivano.

“Ma come è possibile? Sto facendo tutto quello che si dovrebbe fare!”

Quello che stava succedendo era un perfetto esempio di come il corpo reagisce quando lo spingi oltre il limite di sostenibilità.

Il cortisolo alto (ormone dello stress) era diventato il sabotatore silenzioso: tratteneva liquidi, rallentava il metabolismo, aumentava la fame nervosa e peggiorava la qualità del sonno.

Era come cercare di svuotare una vasca aprendo il rubinetto.

Più “faceva” per perdere peso, più il suo corpo si ribellava trattenendo ogni grammo possibile.

La Svolta: L’Essenziale con Intensità Massima

Gli consigliai di provare un approccio completamente diverso:

“Senti, prova a fare solo l’essenziale, ma con intensità totale. Il tuo corpo ti sta comunicando qualcosa: forse stai facendo troppo.”

La settimana successiva decise di:

  • Mantenere: allenamenti di pugilato (5-6 volte)
  • Mantenere: corsa (ma solo 3 volte, più intensa)
  • Ridurre: passi quotidiani
  • ELIMINARE: completamente i pesi
  • INTENSIFICARE: il monitoraggio alimentare con un diario dettagliato

In 10 giorni è passato da 58kg a 54,8kg.

Non sto scherzando.

Il peso si è letteralmente “sbloccato” appena ha ridotto lo stress complessivo sul sistema.

“Lù, ma non erano i pesi il problema in sé…”

Esatto! I pesi non sono il male. 

Ma in quel momento, per quel sistema, erano l’eccesso che mandava tutto in tilt.

Era come avere 10 app aperte sullo smartphone: ognuna di per sé va bene, ma insieme fanno crashare il sistema.

Questa storia non è solo sul peso o sul pugilato.

È su come il nostro corpo (e la nostra mente) funzionano quando li sottoponiamo a stress multipli.

A volte la soluzione non è aggiungere. È togliere quello che impedisce al sistema di funzionare ottimalmente.

Nel caso del mio amico, togliere i pesi ha permesso al corpo di concentrare tutte le energie sul obiettivo primario: perdere quei maledetti 3kg.

Nella vita quotidiana, potrebbe significare togliere quel corso extra che ti sta stressando per concentrarti su quello principale. 

Significa anche eliminare quell’attività del tipo “dovrei farla anch’io” per dare spazio a ciò che conta davvero. 

Infine, ridurre i commit sociali per avere energia da dedicare alle relazioni che ti nutrono davvero.

Il mio amico ha vinto quel combattimento, tra l’altro. 

Coincidenza? Non credo.

Conclusione

Se sei arrivato fin qui, significa che probabilmente ti riconosci in qualcosa che ho raccontato.

Forse anche tu ti sei trovato bloccato in quel loop infinito di “fare sempre di più” senza vedere risultati proporzionali. 

O magari stai vivendo quella sensazione di correre costantemente senza mai arrivare da nessuna parte.

La verità è che viviamo in una società che ci ha venduto il mito che “più è sempre meglio”. 

Più ore di studio, più allenamenti, più progetti, più impegni, più, più, più…

Ma il mio corpo, la mia mente e la mia esperienza mi hanno insegnato qualcosa di diverso: l’intensità sostenibile batte sempre il volume insostenibile.

Non si tratta di essere pigri o di non avere ambizioni. 

Si tratta di essere strategici con la tua energia, selettivi con i tuoi impegni, e intensi quando conta davvero.

La prossima volta che senti la tentazione di aggiungere “ancora una cosa” alla tua giornata già piena, fermati. Chiediti: 

“Questo mi porta più vicino ai miei obiettivi, o mi sta solo facendo sentire occupato?”

A volte la risposta più coraggiosa è: “No, oggi faccio meno. E lo faccio meglio.”

Il tuo corpo ti ringrazia. La tua mente ti ringrazia. I tuoi risultati ti ringrazieranno.

Prova per una settimana a dimezzare il tempo che dedichi alla tua attività principale (studio, lavoro, allenamento), ma raddoppia l’intensità.

Poi torna qui e raccontami nei commenti cosa è successo. 

Sono curioso di sapere se anche per te “meno” si è trasformato in “più”.

Ricorda: non devi dimostrare niente a nessuno. Devi solo essere la versione più sostenibile e performante di te stesso.

E a volte, per arrivarci, devi semplicemente fare un passo indietro per prendere la rincorsa giusta.

Stay focused.

Un abbraccio,

Luca

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