- La Storia del Blog che Non Voleva Nascere
- L'Instant Gratification Monkey: Il Tuo Peggior Coinquilino
- Anatomy of a Procrastinator: Quando il Panic Monster Dorme
- Le Tre Facce della Procrastinazione che Uccide i Sogni
- La Regola dei 3 Secondi: Come Hackerare il Tuo Cervello
- Time Blocking: Costruire la Tua Armatura Anti-Procrastinazione
- Il Sistema Completo per Passare all'Azione
- Conclusione
Come smettere di essere spettatori della propria vita?
Lascia che ti racconti una storia che probabilmente riconoscerai.
È novembre 2024, e io sto fissando il monitor del mio computer.
Davanti a me, un documento vuoto che dovrebbe contenere il primo articolo del mio blog.
Tre mesi. Tre fottuti mesi che continuo a rimandare la scrittura di questo pezzo, mentre mi convinco che prima devo “sistemare ancora qualche dettaglio tecnico del sito”.
La verità?
Stavo facendo esattamente quello che Tim Urban descrive nel suo TED Talk: ero diventato uno spettatore della mia stessa vita, guardando i giorni passare.
Il sito era tecnicamente perfetto. Il logo era quello giusto. I colori erano coordinati. L’unica cosa che mancava era… il contenuto.
Cioè, la parte più importante.
Ma c’è di peggio.
Mentre procrastinavo il blog, stavo procrastinando anche altro: allenamenti di calisthenics saltati con la scusa del “lo faccio dopo”, sessioni di corsa rimandate fino a sera quando ormai ero troppo stanco.
E la cosa più frustrante? Dentro di me sapevo perfettamente cosa dovevo fare.
Non era un problema di conoscenza, era un problema di azione.
Se ti stai riconoscendo in questa storia, allora probabilmente anche tu stai vivendo da spettatore della tua vita invece che da protagonista.
Tra poco ti spiegherò come ho scritto il mio primo articolo in 7 giorni dopo mesi, ripreso ad allenarmi con costanza e cambiato il mio rapporto con la procrastinazione.
Non ti prometto una formula magica.
Ti prometto strategie concrete, testate su me stesso, che funzionano anche quando la motivazione è sotto terra.
Sei pronto a smettere di essere uno spettatore?
Iniziamo.
La Storia del Blog che Non Voleva Nascere

Prima di entrare nel tecnico, lascia che ti finisca la storia del blog.
Perché se c’è una cosa che ho imparato, è che le storie personali insegnano più di mille teorie.
Novembre 2024. Io, il mio laptop, e tre mesi di procrastinazione alle spalle.
Ma cosa stavo facendo invece di scrivere il primo articolo?
Oh, le solite cose produttive che fanno tutti i procrastinatori di alto livello:
- Ottimizzare la SEO di pagine ancora vuote
- Confrontare 47 template diversi per trovare quello “perfetto”
- Creare la bio dell’autore prima di essere effettivamente un autore
- Leggere articoli su “come scrivere l’articolo perfetto” invece di… scrivere l’articolo
“Lù, ma non era più semplice sedersi e scrivere?”
Certo, come è semplice per un fumatore smettere di fumare o per un goloso rifiutare il tiramisù della nonna.
Il problema non era la semplicità dell’azione.
Il problema era che avevo permesso all’Instant Gratification Monkey di prendere il controllo della mia vita.
Poi è arrivato quel momento.
Sai, quello in cui ti rendi conto che hai fatto la figura del coglione con te stesso per troppo tempo.
Era una domenica sera, e stavo spiegando a un amico del mio “progetto blog” per la ventesima volta.
Mi sono sentito come uno che da anni dice di voler imparare a suonare la chitarra ma non ha mai comprato una chitarra.
“Allora, quando esce il primo articolo?” mi ha chiesto.
“Eh, sto sistemando gli ultimi dettagli…”
Ed è lì che ho sentito il Panic Monster svegliarsi.
Quella voce che urla: “BASTA! O lo fai ora o ammetti che non lo farai mai!”
7 giorni dopo, il primo articolo era online.
Non perfetto. Non quello che avevo immaginato dopo 3 mesi di fantasie. Ma reale, concreto, pubblicato.
E indovina un po’? Ha funzionato meglio di quanto avessi mai sperato.
L’Instant Gratification Monkey: Il Tuo Peggior Coinquilino

Tim Urban, nel suo TED Talk leggendario, ha dato un nome e un volto al nemico che tutti abbiamo in testa: l’Instant Gratification Monkey.
Questo piccolo bastardo vive nel tuo cervello e ha una sola mission: convincerti che quello che devi fare può aspettare, mentre quello che ti dà piacere immediato è sempre prioritario.
“Lù, ma è normale sentire questa voce?”
Normalissimo.
Il problema è quando smetti di riconoscerla come tale e inizi a scambiarla per la tua voce razionale.
Il nostro amico scimmiotto è un maestro della persuasione.
Le sue tecniche preferite:
La Razionalizzazione Creativa: “Oggi sono stanco, domani sarò più produttivo” (spoiler: domani sarai altrettanto stanco)
Il Perfezionismo Paralizzante: “Non posso iniziare finché non ho tutto perfetto” (spoiler: non sarà mai tutto perfetto)
La Sindrome del Domani: “Da lunedì inizio sul serio” (spoiler: lunedì è sempre domani)
L’Emergenza Fasulla: “Prima devo assolutamente guardare questo video di 2 ore sui gatti che fanno yoga”
Il Monkey non è stupido.
Sa che se ti dicesse “non fare niente”, tu ti ribelleresti. Invece, ti convince a fare cose che sembrano utili ma non lo sono.
Per me, sistemare il CSS del blog sembrava produttivo. In realtà, era procrastinazione con i vestiti della domenica.
Impara a riconoscere quando il Monkey ha preso il controllo:
- Fai tutto tranne quello che devi fare
- Ti senti occupato ma non produttivo
- Hai sempre una scusa razionale per non iniziare
- Rimandi sistematicamente le cose più importanti
- Trovi sempre “una cosa veloce” da sistemare prima
La buona notizia? Una volta che inizi a vedere il Monkey per quello che è, perdi metà del suo potere su di te.
Anatomy of a Procrastinator: Quando il Panic Monster Dorme

Ora arriviamo al cuore del problema. Perché procrastiniamo le cose più importanti della nostra vita?
Tim Urban ha identificato tre personaggi che vivono nella testa di ogni procrastinatore:
- Il Rational Decision-Maker: La parte di te che sa cosa andrebbe fatto
- L’Instant Gratification Monkey: Quello che vuole solo divertimento immediato
- Il Panic Monster: Quello che si sveglia solo quando è troppo tardi
Il Problema delle Scadenze Invisibili
Qui casca l’asino.
E qui caschiamo tutti noi che abbiamo sogni e ambizioni senza una scadenza precisa.
Se devi consegnare un progetto universitario entro venerdì, il Panic Monster si sveglia mercoledì sera (o giovedì mattina se sei proprio un ottimista).
Ma se il tuo sogno è “diventare pugile professionista” o “aprire il tuo blog”?
Non c’è nessuna scadenza. Nessun professore che ti boccia. Nessun capo che ti licenzia.
Il Panic Monster continua a dormire mentre il Monkey fa festa.
“Lù, ma allora come si fa?”
Semplice: devi diventare tu il tuo Panic Monster.
Devi creare scadenze artificiali ma concrete per i tuoi obiettivi più importanti.
La Procrastinazione che Uccide i Sogni
La procrastinazione normale è fastidiosa. La procrastinazione sui sogni è letale.
Perché? Perché mentre procrastini il progetto di università, al massimo prendi un brutto voto. Mentre procrastini i tuoi sogni, sprechi la tua unica vita.
Ogni giorno che rimandi è un giorno in meno che hai per realizzare la versione migliore di te stesso.
Questo non vuol dire essere sempre produttivi al 100%.
Vuol dire essere onesti con se stessi su cosa stiamo rimandando e perché.
Per me, procrastinare il blog significava procrastinare la mia crescita professionale. Saltare gli allenamenti significava procrastinare la mia salute.
Non erano solo “attività”. Erano i mattoncini della persona che volevo diventare.
Le Tre Facce della Procrastinazione che Uccide i Sogni

Dopo anni di procrastinazione di livello olimpico, ho identificato tre tipi di procrastinazione che colpiscono particolarmente noi giovani con ambizioni sportive e professionali.
1. La Procrastinazione da Perfezionismo
È quella che ho vissuto con il blog. “Non posso iniziare finché non è tutto perfetto.”
Il perfezionismo sembra una virtù, ma in realtà è paura travestita da standard elevati.
Hai mai notato che perfezionisti sulla carta sono spesso quelli che completano meno progetti?
Per gli atleti: “Non posso iniziare a filmare i miei allenamenti finché non sono abbastanza bravo”
Per gli studenti: “Non posso iniziare a scrivere la tesi finché non ho letto TUTTA la bibliografia”
La verità scomoda: Il perfetto è nemico del fatto. E il fatto batte il perfetto 10 volte su 10.
2. La Procrastinazione da Comfort Zone
Questa è subdola perché non sembra procrastinazione.
Sembri occupato, sembri produttivo.
Il problema? Fai sempre le stesse cose che sai già fare bene, evitando quelle che ti farebbero crescere davvero.
Per me stare nella comfort zonesi manifestava così:
- Scrivevo ritocchi agli articoli vecchi, ma evitavo di crearne di nuovi
- Ripassavo i capitoli che conoscevo già, lasciando da parte quelli più difficili
- Ripetevo sempre le stesse tecniche di allenamento, senza provare nulla di diverso
“Lù, ma non è comunque produttivo?”
No, è procrastinazione.
Ti dà la sensazione di fare qualcosa di utile mentre in realtà stai solo accarezzando il tuo ego.
3. La Procrastinazione da Overwhelm
Questa è la più paralizzante.
Quando l’obiettivo è così grande che non sai da dove iniziare.
“Voglio diventare pugile professionista.” Ok, e da dove inizio?
Allenamento tecnico, preparazione fisica, alimentazione, aspetto mentale, trovare sponsor, costruire un team…
Il cervello va in tilt. Troppo da fare. Meglio non fare niente e guardare Netflix.
È quello che succede quando vedi l’Everest invece di vedere il primo passo.
La soluzione: Spezzare l’Everest in sentieri percorribili.
Non “diventare pugile professionista”, ma “allenarsi 4 volte a settimana per i prossimi 3 mesi”.
Ma ora basta teoria. Passiamo all’azione concreta.
La Regola dei 3 Secondi: Come Hackerare il Tuo Cervello

Questa è la tecnica che ha cambiato tutto per me. È semplice, brutale, efficace.
Quando devi fare qualcosa che il tuo cervello sta rimandando, invece di negoziare con te stesso, fai il countdown: 3, 2, 1, VAI.
E poi ti muovi. Fisicamente. Immediatamente.
Il segreto è non dare tempo al Monkey di attivarsi.
Il Monkey ha bisogno di qualche secondo per elaborare le sue scuse geniali. Se agisci entro 3 secondi, lo freghi.
Esempio pratico: Devi andare ad allenarti ma sei sul divano.
Approccio normale: “Ok, tra 10 minuti vado. Ma prima finisco questo video. Ah, e devo anche rispondere a quel messaggio. E già che ci sono controllo Instagram…”
Regola dei 3 secondi: “Devo andare ad allenarmi. 3, 2, 1.” Ti alzi e vai a prendere la borsa da palestra.
Non devi essere motivato. Non devi sentirti pronto. Devi solo muoverti.
Perché funziona?
Il movimento fisico interrompe il pattern mentale della procrastinazione. È impossibile procrastinare mentre ti stai già muovendo verso l’obiettivo.
Non stai chiedendo al tuo cervello di essere motivato per 2 ore di allenamento. Gli stai chiedendo solo di alzarsi dal divano. Una volta alzato, il resto viene naturale.
“Lù, ma non sempre funziona…”
Hai ragione.
A volte il Monkey è più veloce e riesce a fermarti anche dopo i 3 secondi. Ma funziona nell’80% dei casi, il che significa che trasforma la tua produttività.
La regola d’oro: mai negoziare.
Questo è cruciale: quando fai il countdown, non negoziare.
Non “ok, ma prima finisco questo”. Non “però oggi sono stanco”. Nemmeno “cominciamo con calma”.
3, 2, 1, azione. Stop.
Il momento in cui inizi a negoziare, il Monkey ha già vinto.
Time Blocking: Costruire la Tua Armatura Anti-Procrastinazione

Il time blocking è stata l’altra arma segreta della mia trasformazione. Non è solo pianificazione, è architettura della disciplina.
Invece di avere una to-do list generica, assegni ogni attività importante a un blocco specifico di tempo nel tuo calendario.
Non “oggi devo scrivere”, ma “dalle 9:00 alle 11:00 scrivo l’articolo sulla procrastinazione”.
È diverso dalla normale pianificazione.
La differenza è psicologica.
Quando qualcosa è nel calendario, il cervello lo tratta come un appuntamento vero. È più difficile disdire un appuntamento con te stesso che ignorare una voce su una lista.
Le Regole del Time Blocking Efficace
- Blocca prima le attività più importanti, non quelle più urgenti.
- Lascia buffer di 5-10 minuti tra un blocco e l’altro. La vita non è un orologio svizzero.
- Proteggi i tuoi blocchi come appuntamenti veri. Se qualcuno ti chiede di fare qualcosa durante il tuo blocco “scrittura”, la risposta è: “Non posso, ho già un impegno”.
- Rivedi e aggiusta ogni settimana. Il time blocking perfetto al primo tentativo non esiste.
“Lù, ma non diventa tutto troppo rigido?”
No, diventa strutturato. C’è una differenza enorme.
La struttura ti libera dalla tirannia delle decisioni continue. Invece di sprecare energia mentale a decidere cosa fare, quella energia la usi per fare.
Il Sistema Completo per Passare all’Azione

Ora mettiamo insieme tutti i pezzi in un sistema che funziona anche quando la motivazione è sottoterra.
Step 1: Eliminare le Distrazioni (Il Metodo Jomo)
Prima di aggiungere buone abitudini, devi rimuovere quelle che ti sabotano.
Il mio setup:
- App Jomo attiva dalle 4:00 alle 14:00
- Blocca: Instagram, Netflix, Amazon, Wikipedia ecc.
- Telefono fuori dalla stanza durante i blocchi di deep work
- Notifiche disattivate tranne chiamate e messaggi urgenti
L’idea non è vivere da monaco, ma creare un ambiente che supporti le tue intenzioni invece di sabotarle.
Step 2: Creare Deadline Artificiali ma Concrete
Ricordi il problema delle scadenze invisibili? La soluzione è creare scadenze artificiali ma con conseguenze reali.
Esempio: “Mi alleno 4 volte a settimana o pago 50€ a un’associazione benefica”
Le conseguenze devono essere abbastanza spiacevoli da motivarti, ma non così severe da paralizzarti.
Step 3: Il Protocollo di Emergenza Anti-Procrastinazione
Per quei giorni in cui tutto il sistema sembra non funzionare:
- Riconosci il Monkey: “Ok, sto procrastinando”
- Applica la regola dei 3 secondi: Senza pensare, muoviti verso l’azione
- Inizia ridicolmente piccolo: Non “scrivi l’articolo”, ma “apri il documento”
- Imposta un timer per 10 minuti: Chiunque può fare qualsiasi cosa per 10 minuti
- Celebra ogni mini-vittoria: Hai aperto il documento? Bravo. Hai scritto una frase? Ottimo.
Step 4: Il Review Settimanale della Verità
Ogni domenica sera, 30 minuti di onestà brutale:
Cosa dovevo fare questa settimana e cosa ho fatto davvero? Dove ha vinto il Monkey e perché? Quali scuse mi sono raccontato e come le riconosco prima?
Non è per flagellarsi, è per imparare.
Ogni volta che il Monkey vince, ti sta insegnando qualcosa su come funzioni.
Conclusione
Siamo arrivati al punto in cui le parole devono trasformarsi in azione.
Non domani, non la settimana prossima. Ora.
Perché il problema di noi spettatori non è la mancanza di conoscenza. È la distanza tra quello che sappiamo e quello che facciamo.
Puoi leggere tutti gli articoli del mondo sulla procrastinazione (e probabilmente l’hai già fatto), ma se non applichi niente, rimani esattamente dove sei.
“Lù, ma da dove comincio?”
Ecco la tua prima missione, se scegli di accettarla:
- Identifica UNA cosa che stai procrastinando da troppo tempo. Una sola.
- Applica la regola dei 3 secondi e fai il primo micro-passo verso quell’obiettivo.
- Crea un time blocking per la prossima settimana che includa quella attività.
Non deve essere perfetto. Non devi sentirti pronto. Devi solo iniziare.
Perché la verità che nessuno ti dice è questa: non si smette di essere spettatori leggendo articoli sulla procrastinazione.
Si smette di essere spettatori entrando in campo e iniziando a giocare.
Anche se all’inizio giochi malissimo. Anche se cadi. Pure se la gente ride.
Meglio un protagonista che sbaglia che uno spettatore che sa tutto.
Il tuo momento di dire “basta” è adesso. Il tuo momento di diventare l’eroe della tua storia è adesso.
La prossima volta che ci incontriamo, voglio che tu sia qui a raccontarmi cosa hai fatto, non cosa avevi intenzione di fare.
Il palcoscenico è pronto. Il copione lo scrivi tu. È ora di smettere di guardare e iniziare a recitare.
Stay focused.
Un abbraccio,
Luca.
PS:
Se questo articolo ha fatto scattare qualcosa dentro di te e vuoi il sistema per superare i tuoi limiti, scrivimi “Limiti” in DM su Instagram per il PDF gratuito sui 30 giorni per superare i limiti.
Trenta sfide, una al giorno, per trasformarti da spettatore a protagonista della tua vita.
A presto,
Luca.