Ti sei mai guardato allo specchio e non ti sei riconosciuto?
Io sì. Era il 2022, e quello che vedevo non era più la persona che sognava di diventare un pugile.
Era qualcuno che aveva perso se stesso nella depressione.
90 kg per 170 cm di altezza. Numeri che raccontavano solo una parte della storia. La parte visibile.
Quella invisibile? Era molto più pesante.
Ogni mattina, quello specchio diventava il mio giudice più severo.
Non rifletteva solo la mia immagine, ma tutti i sogni che avevo lasciato scivolare via durante quei due anni di buio, tra il 2020 e il 2022.
Le lacrime scendevano ogni volta che mi guardavo, realizzando quanto mi fossi perso.
Il pugile che volevo diventare sembrava ormai un ricordo lontano, sepolto sotto strati di dolore.
Ma sai qual è la cosa più straordinaria di toccare il fondo? Che da lì puoi solo risalire.
È stato durante una di quelle conversazioni con mia madre che qualcosa è scattato.
Non erano le sue parole in sé, ma il modo in cui mi guardava: con quella miscela di amore e preoccupazione che solo una madre può fare.
Fu in quel momento che realizzai una verità fondamentale: nessuno sarebbe venuto a salvarmi. Nessun eroe, nessun mentore, nessuna formula magica.
L’unica persona che poteva tirarmi fuori da quel buco nero ero io stesso.
E così, con le lacrime agli occhi ma con una nuova scintilla di determinazione, ho fatto la scelta che avrebbe cambiato tutto: ho deciso di chiedere aiuto.
Non era debolezza. Era il primo atto di forza vero dopo anni di resa.
Il Primo Passo Verso il Cambiamento

“Lù, ma non ti vergognavi ad andare dalla psicologa?”
Questa è la domanda che mi fanno più spesso quando racconto la mia storia.
E sai cosa rispondo? Che la vergogna era continuare a nascondermi dietro false scuse mentre la mia vita scivolava via.
La psicoterapia. Quella parola che per molti suona ancora come un tabù, come se chiedere aiuto fosse una sorta di debolezza.
Spoiler: non lo è. È esattamente il contrario.
La mia prima seduta? Ero così nervoso che sono arrivato 30 minuti prima (sì, io che di solito arrivo in ritardo anche al mio compleanno :).
Ma è stato lì, in quello studio, che ho iniziato a capire qualcosa di fondamentale: il cambiamento non è un interruttore che accendi e – puff! – tutto si sistema magicamente.
È più come preparare una torta: servono gli ingredienti giusti, il tempo giusto, e sì, anche qualche fallimento prima di trovare la ricetta perfetta.
La psicologa mi ha aiutato a vedere qualcosa che avevo dimenticato: che ogni grande viaggio inizia con un piccolo passo.
Nel mio caso? Uscire di casa.
Sembra banale, vero? Ma quando sei nella depressione, anche aprire quella porta può sembrare come scalare l’Everest.
Ho iniziato con piccoli obiettivi. Non “diventerò un pugile domani”, ma “oggi uscirò per una passeggiata di 10 minuti”.
Non “perderò 30 kg questo mese”, ma “oggi mangerò un pasto sano”.
Ogni seduta era un mattoncino che aggiungevo alla costruzione della mia nuova vita.
“Quanto tempo ci è voluto prima di vedere i primi risultati?”
La verità? I primi risultati non li ho visti allo specchio. Li ho sentiti dentro.
Era quella sensazione di tornare a respirare, come se qualcuno stesse piano piano togliendo un peso dal mio petto.
La terapia non mi ha dato risposte. Mi ha dato gli strumenti per trovarle da solo.
La Potenza della Routine

Sai qual è la cosa più divertente della trasformazione? Che spesso inizia dalle cose più semplici. Nel mio caso, è iniziata con una sveglia alle 8AM (che per me in quel momento era assurdo).
Sì, hai letto bene. Una semplice sveglia impostata presto al mattino, anche se nessuno mi obbligava a farlo.
“Ma Lù, sei impazzito? Chi si sveglia presto volontariamente?”
All’inizio me lo chiedevo anch’io. Ma poi ho scoperto che quelle prime ore del mattino erano come un regalo che facevo a me stesso.
Un momento tutto mio dove io potevo iniziare a ricostruirmi.
Ho iniziato a dividere la mia giornata in blocchi, come se stessi costruendo un puzzle. Ogni pezzo aveva il suo posto, il suo scopo:
- La mattina presto per la mente: lettura, pianificazione della giornata.
- La tarda mattinata per il corpo: allenamento, anche se all’inizio erano solo 20 minuti.
- Il pomeriggio per gli obiettivi: studio, crescita personale.
- La sera per il recupero: riflessione, preparazione al giorno successivo.
“Sembra tutto troppo organizzato”, mi diceva la vocina nella mia testa.
Ma sai qual è la verità? Quella routine era diventata la mia ancora di salvezza. Come un faro nella nebbia, mi mostrava la direzione quando tutto sembrava confuso.
Non è stato facile. Ci sono state mattine in cui la sveglia suonava e io la odiavo con tutto me stesso.
Ma c’era qualcosa di magico nel vedere come, giorno dopo giorno, quella struttura stava creando un nuovo me.
La routine non era una prigione come pensavo. Era libertà.
Più la mia giornata diventava strutturata, più trovavo spazio per essere spontaneo. Più seguivo una routine, più mi sentivo energico.
Era come se ogni mattina stessi dicendo a me stesso: “Questa è la tua vita. Riprenditi il controllo.“
E lentamente, un giorno alla volta, è esattamente quello che è successo.
Dalla Routine ai Risultati

“Lù, ma i risultati quando arrivano? Io non vedo cambiamenti!”
I veri cambiamenti sono come una goccia che scava la roccia: costanti, silenziosi, quasi invisibili… finché un giorno guardi indietro e realizzi quanto sia profondo il solco che hai creato.
La trasformazione del mio corpo è stata esattamente così.
Da 90 kg a 60-62 kg. Numeri che sulla carta sembrano solo cifre, ma che nascondono mesi di piccole vittorie quotidiane, di battaglie con me stesso.
Non è stata solo questione di peso. Era come se stessi scoprendo una nuova versione di me stesso, un pezzo alla volta:
- La struttura quotidiana aveva dato ritmo alla mia alimentazione.
- Gli allenamenti erano diventati un appuntamento fisso con me stesso.
- Il sonno regolare aveva trasformato le mie giornate. (anche se mi ci sono voluti anni per consolidare questa abitudine)
Ma sai qual è stata la vera svolta?
Quando ho smesso di pensare al peso e ho iniziato a concentrarmi su come mi sentivo. E mi sentivo… vivo. Di nuovo.
Il sogno del pugilato? Aveva iniziato a sussurrare di nuovo. Non più come un rimpianto del passato, ma come una possibilità concreta.
“Ma come hai fatto con l’alimentazione? Non avevi fame tutto il tempo?”
La verità? All’inizio sì. Ma poi ho scoperto che mangiare bene non significava mangiare poco.
Significava mangiare meglio.
Ho imparato a vedere il cibo non come un nemico o un consolatore, ma come un alleato nella mia trasformazione.
Non è stato un percorso lineare, ci sono stati alti e bassi, giorni di vittoria e giorni di sconfitta. Ma la differenza era che ora avevo gli strumenti per gestirli entrambi.
E lentamente, un chilo alla volta, un allenamento alla volta, quella persona allo specchio ha iniziato a somigliare sempre di più al pugile che sognavo di diventare.
La Prova del Carattere

“La vita ha un modo tutto suo di metterti alla prova proprio quando pensi di aver finalmente trovato la tua strada.”
– Anonimo
Era il 2023, e mi sentivo invincibile. Dopo due anni di trasformazione, ero finalmente tornato sul ring, più forte e determinato che mai.
Il peso era quello giusto, la mente era focalizzata, e ogni allenamento mi avvicinava sempre di più al mio sogno.
Poi è successo. Durante uno sparring, un movimento sbagliato, un dolore lancinante al ginocchio.
La diagnosi? Cartilagine rotta.
Un anno. Un intero anno di stop forzato.
Sai qual è la cosa più difficile quando sei costretto a fermarti? Non è il dolore fisico. È quella vocina nella testa che inizia a sussurrare: “È finita. Tutti i tuoi sogni… sono spariti.”
Ma c’era qualcosa di diverso questa volta. Qualcosa che non avevo nel 2020.
Avevo gli strumenti, la disciplina, e una routine che mi aveva insegnato che i risultati non arrivano dall’oggi al domani, ma dalla costanza delle piccole azioni quotidiane.
E così, mentre il mio ginocchio guariva, ho adattato la mia routine.
- Non potevo allenarmi sul ring, però potevo concentrarmi sull’allenamento della parte superiore.
- Se non potevo correre, potevo lavorare sulla tecnica da seduto.
- Se non potevo fare sparring, potevo studiare i match dei campioni.
Ogni giorno era una sfida, ma ogni giorno era anche una dimostrazione che quella disciplina che avevo costruito era più forte di qualsiasi ostacolo.
Febbraio 2024. Il ritorno sul ring. Le gambe tremavano, il cuore batteva forte, ma ero lì. Più forte di prima.
Non solo fisicamente, ma mentalmente.
Conclusione
Oggi, mentre mi preparo per i regionali, posso dirti che la trasformazione non è solo questione di perdere peso o guadagnare muscoli.
Dopo questi anni di cambiamento, ho capito che non sono i grandi gesti che trasformano la vita. Sono le piccole abitudini quotidiane, ripetute con costanza e determinazione.
Il sogno olimpico? È lì, più vivo che mai. La nazionale italiana non è più un’utopia, ma un obiettivo da perseguire un’abitudine alla volta.
Ma sai qual è la verità? Non si tratta solo di diventare un pugile professionista. Si tratta di passare da “vittima delle circostanze” a “creatore del proprio destino”.
Ecco i punti chiave che hanno funzionato per me:
- Chiedere aiuto quando ne avevo bisogno (sì, anche andando dalla psicologa)
- Creare una routine mattutina
- Dividere la giornata in blocchi
- Trasformare l’alimentazione da nemica ad alleata
- Festeggiare i piccoli successi quotidiani
Ricorda: non devi affrontare questo percorso da solo. Che tu scelga di farti supportare da professionisti o il tuo percorso personale, l’importante è fare quel primo passo verso il cambiamento.
Il mio? È stato guardarmi allo specchio e ammettere che avevo bisogno di aiuto.
E mentre continuo il mio viaggio verso le Olimpiadi, porto con me questa certezza: i sogni si possono realizzare.
Servono solo la resilienza per non mollare e la disciplina per costruire, un’abitudine alla volta, la strada che porta a raggiungerli.
Io ti ringrazio per la tua attenzione e per essere arrivato fino alla fine di questo articolo.
Un abbraccio,
Luca.
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A presto,
Luca.