Non sempre stai combattendo contro un avversario. A volte stai combattendo contro un’idea che non ti appartiene più.
Lascia che ti racconti una storia che mi ha cambiato per sempre.
Era un martedì pomeriggio in palestra, due anni fa.
Avevo appena perso uno sparring in modo imbarazzante contro un ragazzo più giovane di me.
La rabbia montava, l’ego sanguinava, e l’unica cosa che volevo era la rivincita.
Così ho iniziato ad allenarmi come un forsennato.
Tre ore al giorno, sacco pesante fino allo sfinimento, corsette infinite.
Tutto per vendicare quella sconfitta.
Poi è arrivato l’infortunio al ginocchio.
In quel momento di silenzio forzato ho capito una verità che mi ha schiaffeggiato più forte di qualsiasi gancio: mi stavo allenando per l’ultimo round, non per il prossimo.
Se anche tu stai bruciando energie per dimostrare qualcosa a qualcuno che probabilmente nemmeno se lo ricorda, fratello, questo articolo è per te.
La Trappola del “Ti Faccio Vedere Io”

Nel pugilato, quando prendi un colpo che ti fa male, hai due opzioni: lasciarti accecare dalla rabbia o rimanere lucido per il contrattacco giusto.
La stessa cosa vale nella vita.
Dopo ogni sconfitta come uno sparring perso, un esame andato male, una ragazza che ti ha scaricato.
Puoi scegliere se reagire o costruire.
Io per anni ho scelto di reagire.
Quando il mio primo maestro, l’unico che aveva creduto in me dal primo giorno, quello che disse: ”questo ragazzo diventerà un campione”.
Purtroppo non c’era più al mio ritorno, dopo un anno di depressione.
Così ho iniziato ad allenarmi per dimostrare a tutti di meritare quella fiducia.
Il risultato? Un anno di frustrazione e un ginocchio a pezzi.
“Lù, ma è normale voler dimostrare il proprio valore, no?”
Certo che è normale.
Ma c’è una differenza abissale tra allenarsi per dimostrare e allenarsi per diventare.
Quando ti alleni per dimostrare, stai reagendo al passato. Quando ti alleni per diventare, stai costruendo il futuro.
La prima opzione ti consuma. La seconda ti alimenta.
Dal Peso alla Testa: Quando Ho Smesso di Combattere i Fantasmi

C’è stato un momento preciso in cui ho capito di star vivendo nel posto sbagliato: il passato.
Mi ero pesato a 63kg dopo settimane di dieta ossessiva per rientrare in una categoria.
La gara è saltata.
Mi sono chiesto: “Tutto questo per cosa? Per essere accettato da un numero sulla bilancia?”
Due settimane dopo, senza stress, pesavo 61kg.
In quel momento ho realizzato che l’ossessione era la vera zavorra.
Guardare al passato, al numero, al “devo farcela per forza” mi stava consumando dall’interno.
Era come combattere contro un avversario invisibile che esisteva solo nella mia testa.
Ho cambiato strategia: invece di dire “tornerò più forte”, ho iniziato a dire “tornerò diverso. Migliore. Più completo.”
Non solo pugile, ma uomo.
Ho iniziato a leggere, studiare, scrivere, fare bodybuilding per la parte superiore mentre il ginocchio guariva.
Ho investito in psicoterapia, che è uno dei miei quattro pilastri fondamentali insieme a nutrizione, allenamento e sonno.
Il risultato? Quando sono tornato sul ring, non stavo più combattendo per vendicare vecchie sconfitte.
Stavo costruendo nuove vittorie.
La Filosofia del Round Successivo

“Ogni round è una scelta: reagire all’ultimo colpo o prepararsi per il prossimo.”
Questa è diventata la mia filosofia di vita.
Nel pugilato, quando prendi un gancio brutto, puoi fare due cose:
- Lasciarti accecare dalla rabbia e sprecare energia
- Respirare, rimanere lucido e aspettare il momento giusto per colpire meglio
La mia vita è diventata non reagire subito, ma costruire lucidità per colpire più a fondo dopo.
“Lù, ma come fai a non reagire quando qualcosa ti fa davvero male?”
La risposta è semplice: cambi il metro di giudizio.
Invece di chiederti “Come posso vendicarmi?”, ti chiedi “Cosa posso imparare da questo?”.
Invece di “Come dimostro che hanno torto?”, diventa “Come costruisco qualcosa che amo?”.
È un cambio di mentalità che richiede pratica, come imparare a schivare.
All’inizio prendi più colpi, poi diventi imbattibile.
La Domanda Che Cambia Tutto

Eccoci al punto cruciale.
Fermati un attimo e chiediti:
“Sto vivendo per vendicarmi del passato o per costruire il mio futuro?”
Se la tua motivazione principale è dimostrare qualcosa a qualcuno, al tuo ex, ai tuoi genitori, a quel professore che non credeva in te, a quello che ti ha battuto due anni fa, stai sprecando energia.
Allenarsi per “dimostrare qualcosa” al mondo è una trappola emotiva che ti tiene legato al passato.
Il vero salto avviene quando smetti di voler reagire a ciò che ti ha fatto male e inizi ad allenarti per costruire qualcosa che ami.
Non per dimostrare, ma per realizzare.
Quando ho capito questo, tutto è cambiato.
Gli allenamenti sono diventati più intensi ma meno frenetici. Più mirati, meno dispersivi. Più costruttivi, meno distruttivi.
Ho smesso di combattere fantasmi e ho iniziato a costruire il pugile (e l’uomo) che volevo diventare.
Conclusione
Se c’è una cosa che cinque anni di pugilato (con tutti i suoi stop e ripartenze) mi hanno insegnato, è questa:
La differenza tra un combattente e un guerriero non sta nella forza dei colpi, ma nella lucidità della strategia.
Il combattente reagisce. Il guerriero costruisce.
Il combattente vive nel passato. Il guerriero si prepara per il futuro.
Il combattente si allena per l’ultimo round. Il guerriero si allena per il prossimo.
Quindi, te lo chiedo direttamente: per quale round ti stai allenando?
Se la risposta è “per vendicarmi di quello che è successo”, è ora di cambiare strategia.
Se invece è “per costruire la versione migliore di me stesso”, allora sei sulla strada giusta.
In ogni round c’è una scelta. In ogni allenamento, una decisione. E in ogni giorno, la possibilità di scegliere se vivere nel passato o costruire il futuro.
La scelta è tua.
Stay focused.
Un abbraccio,
Luca.