Quando ti senti perso è come camminare in un labirinto con una benda sugli occhi mentre tutti intorno a te sembrano sapere esattamente dove stanno andando.
Hai mai avuto quella sensazione di correre senza fiato ma restare sempre nello stesso punto?
Come se qualcuno avesse premuto il tasto pausa sulla tua bussola interna e improvvisamente non sapessi più distinguere il nord dal sud?
Lascia che ti racconti una storia.
Un anno fa, mi sono ritrovato steso su un lettino medico a fissare il soffitto mentre il dottore mi diceva che la cartilagine del mio ginocchio sinistro era danneggiata.
Un anno di stop. Niente boxe. Nessun ring. Niente di quella cosa che aveva dato struttura e significato alle mie giornate.
“E adesso?” è stata l’unica domanda che riuscivo a formulare nella mia testa.
Le settimane successive sono state un vortice di pensieri:
“E se non potessi più tornare a combattere?”, “I miei avevano ragione?”, “Dovrei cercare un ‘lavoro vero’?”.
Non ero solo fisicamente fermo. Ero mentalmente perso.
E probabilmente, se stai leggendo questo articolo, anche tu conosci quella sensazione.
Quel disorientamento che arriva quando perdi qualcosa che ti definiva, quando una strada si chiude, o semplicemente quando la vita ti presenta un bivio e nessuna delle direzioni sembra quella giusta.
Non sei solo. Ti assicuro, non sei solo.
Perché A Volte Ci Sentiamo Persi?

Prima di offrirti gli strumenti che mi hanno aiutato a ritrovare la rotta, permettimi di farti capire cosa succede quando ci sentiamo persi.
Il nostro cervello è una macchina incredibile programmata per trovare schemi e routine.
Quando questi schemi vengono interrotti, che sia per un infortunio, una pandemia globale, o semplicemente un cambio di percorso, il cervello entra in uno stato di allerta.
“Lù, stai davvero paragonando il cervello umano a un GPS impazzito?”
Esattamente!
Come quando il navigatore continua a “ricalcolare il percorso” ma non trova segnale. Ti senti confuso, ansioso, e ogni decisione sembra impossibile da prendere.
Paradossalmente, viviamo nell’era dell’informazione ma spesso questo ci disorienta ancora di più.
Troppi consigli, troppe strade possibili, troppi modelli di successo da seguire.
Per non parlare dei social media che ci mostrano solo highlight reel di vite perfettamente curate.
Il punto di svolta per me è arrivato quando ho capito che sentirsi persi non è un fallimento.
È un segnale che stai crescendo, che stai cercando qualcosa di più profondo, che sei pronto per un cambiamento.
Ed è proprio in quei momenti che questi cinque rifugi mentali possono fare la differenza.
I Cinque Rifugi Mentali
Rifugio #1: Le Tre Respirazioni Consapevoli

Sembra banale, lo so.
La respirazione è citata ovunque come soluzione a tutto, al punto che quando qualcuno mi diceva “respira” durante il mio periodo buio, avevo voglia di rispondere:
“Grazie, genio, non ci avevo pensato!”
Ma c’è respirare e respirare.
Ecco la tecnica che uso prima di ogni sparring e ogni volta che sento che sto perdendo la bussola:
- Prima respirazione: Inspira per 4 secondi, espandi completamente il diaframma. Mentre lo fai, riconosci come ti senti in questo momento. Non giudicare, solo osserva. Trattieni per 2 secondi, poi espira per 6 secondi.
- Seconda respirazione: Stessa tecnica, ma questa volta chiediti: “Di cosa ho bisogno adesso?”. Potrebbe essere chiarezza, calma, forza… qualunque cosa sia, nominala.
- Terza respirazione: Concludi immaginando di respirare proprio quella qualità di cui hai bisogno, come se stessi riempiendo ogni cellula del tuo corpo.
Queste tre respirazioni richiedono meno di un minuto, ma sono come un reset per il sistema nervoso.
È come quando il computer si blocca e devi riavviarlo – a volte è tutto ciò che serve.
L’ho usato durante la riabilitazione, quando il dolore e la frustrazione sembravano sopraffarmi.
Non ha risolto il problema, ma mi ha dato lo spazio mentale per affrontarlo.
Rifugio #2: Il Dialogo Scritto Con Te Stesso

Se dovessi scegliere un solo strumento dall’intero articolo, sarebbe questo.
Il journaling non è solo scrivere un diario, è una conversazione con la parte più saggia di te stesso.
“Lù, ma io non sono bravo a scrivere…”
Non devi esserlo.
Non stai scrivendo il prossimo bestseller. Stai semplicemente trasformando il caos mentale in parole su carta.
Ecco due prompt che uso quando mi sento particolarmente perso:
- “Se potessi parlare con la versione di me che sa esattamente cosa fare, cosa mi direbbe?”
- “Quale piccolo passo posso fare oggi che il me del futuro apprezzerebbe?”
Ricordo ancora quando, durante il mio stop forzato dalla boxe, ho scritto pagine e pagine rispondendo alla prima domanda.
La risposta che emerse mi sorprese: “Non stai perdendo un anno di carriera. Stai guadagnando un anno per costruire altri aspetti di te stesso.”
Fu quella riflessione che mi spinse a rispolverare i miei vecchi appunti sull’e-commerce e il digital marketing.
E sai cosa? Quella che sembrava una deviazione forzata dal mio percorso si è rivelata essere proprio ciò che mi serviva per trovare equilibrio.
Rifugio #3: La Camminata Nella Natura

Questo è forse il rifugio più sottovalutato.
Non parlo di una passeggiata qualsiasi, ma di una veraimmersione nella natura, lontano dalle notifiche e dal rumore cittadino.
C’è qualcosa nella natura che riordina i pensieri.
Forse è il ritmo del respiro che si sincronizza con i passi, o forse è semplicemente il fatto che un albero non ti giudica mentre passi accanto.
Ho scoperto questo potere durante la riabilitazione.
Mentre non potevo allenarmi come volevo, potevo comunque camminare. All’inizio era frustrante, volevo correre, saltare, colpire un sacco.
Ma poi ho notato qualcosa di interessante: dopo circa 10-15 minuti di camminata, la mente smette di lottare e inizia ad aprirsi.
È come se i primi minuti fossero una negoziazione con te stesso, e poi improvvisamente arriva la resa.
Non una resa negativa, ma un rilassamento profondo in cui i pensieri fluiscono liberamente.
“Lù, ma io vivo in città e non ho boschi vicino!”
Anche un parco cittadino può funzionare.
L’importante è disconnettersi completamente, niente telefono, niente musica, solo tu e i tuoi passi.
E se proprio non puoi uscire, anche visualizzare mentalmente una camminata nella natura può offrire benefici simili.
Rifugio #4: La Frase Ancora

Nel pugilato, ti insegnano a trovare il tuo centro di gravità.
Quel punto di equilibrio da cui puoi muoverti rapidamente in qualsiasi direzione senza perdere stabilità.
La frase ancora è il tuo centro di gravità mentale.
Quando mi sento perso, c’è una frase che mi ripeto ogni volta.
Non è una preghiera. Non è una formula magica. È più come una bussola che tengo in tasca, anche quando non so bene dove sto andando:
“L’universo ha un piano. Tutto succede per un motivo. Sfrutta questa situazione al meglio.”
Ogni volta che la ripeto, non cambio il mondo attorno a me. Ma cambia come lo guardo.
E spesso, è proprio lì che inizia il ritorno.
La tua frase potrebbe essere diversa.
Potrebbe essere una citazione che ti ispira, un mantra, o semplicemente una promessa che fai a te stesso.
L’importante è che risuoni profondamente con te.
Rifugio #5: Il Contatto Con La Natura

Questo va oltre la semplice camminata.
È un vero e proprio rituale di reset che pratico ogni volta che mi sento disconnesso da me stesso.
Dedico 3-4 ore a settimana per avere un contatto profondo con la natura.
Può essere una escursione in montagna, una giornata al mare, o semplicemente qualche ora in un parco con un taccuino.
Durante questo tempo, seguo tre semplici regole:
- Nessuna tecnologia (tranne forse per il conta passi)
- Presenza totale nei sensi (osservare, ascoltare, toccare, annusare)
- Scrittura libera senza filtri o obiettivi
Questo rituale mi ha salvato nei momenti più bui.
Quando tutto sembrava crollare, questo contatto con qualcosa di più grande di me, il ritmo delle stagioni, la resilienza degli alberi, l’immensità del cielo.
Mi ha aiutato a rimettere tutto in prospettiva.
E sai qual è la cosa più assurda?
Le migliori intuizioni sulla mia carriera, sul mio futuro, sulle mie relazioni, sono arrivate proprio durante queste ore apparentemente “improduttive”.
La Saggezza Nel Disorientamento

C’è una verità che ho scoperto e che voglio condividere con te:
i periodi in cui ci sentiamo più persi sono spesso quelli che precedono le scoperte più importanti.
È come se il disorientamento fosse un ingrediente necessario per la crescita.
Pensa ai momenti di svolta nella tua vita, quante volte sono stati preceduti da periodi di confusione o di crisi?
Il problema è che tendiamo a resistere a questa sensazione. La combattiamo, cerchiamo di sopprimerla, di riempirla con distrazioni.
Ma resistere al disorientamento è come nuotare contro corrente, ti esaurisce senza portarti da nessuna parte.
Invece, questi rifugi mentali ti permettono di fare qualcosa di più potente: restare presente nel disorientamento senza esserne sopraffatto.
Di osservarlo come un visitatore temporaneo, non come una condizione permanente.
Quando Cercare Aiuto
Prima di arrivare alla conclusione, voglio chiarire un punto importante: questi strumenti sono potenti, ma non sono una sostituzione per il supporto professionale quando necessario.
Se ti trovi in un periodo in cui il sentirsi perso si trasforma in un’angoscia persistente che interferisce con la tua vita quotidiana, considera di parlare con un professionista.
Durante la mia depressione all’inizio della pandemia, questi strumenti mi hanno aiutato a gestire i momenti difficili, ma è stato il supporto professionale a guidarmi verso una vera guarigione.
Ricorda: cercare aiuto non è un segno di debolezza, ma di coraggio e intelligenza emotiva.
Ci sono diverse piattaforme come Serenis che offrono supporto psicologico accessibile e di qualità.
A volte, avere una guida esperta può fare la differenza tra sentirsi bloccati e iniziare a muoversi nella direzione giusta.
Conclusione
Non ho tutte le risposte, ma ho una bussola.
Ogni volta che respiro a fondo, ogni volta che scrivo senza filtro, la lancetta si muove. E anche se non mi dice dove andare, mi ricorda da dove vengo.
Sentirsi persi non è una condizione permanente, ma uno stato transitorio. Come la nebbia mattutina che si dirada con il sorgere del sole.
I rifugi mentali che ho condiviso con te oggi non sono scorciatoie per evitare il disorientamento, ma piuttosto fari che illuminano il cammino mentre lo attraversi.
E mentre lo attraversi, ricorda: alcuni dei percorsi più belli della vita non erano sulla mappa originale.
Alcuni dei tuoi talenti più preziosi potrebbero essere scoperti proprio quando pensi di aver perso la strada.
Come dice un vecchio proverbio zen:
“Quando sei perso nella foresta, ricorda che l’albero più alto non si è mai chiesto dove dovesse crescere.”
Hai un tuo rifugio mentale che usi quando ti senti perso?
Condividilo nei commenti, potrebbe essere esattamente ciò di cui qualcun altro ha bisogno oggi.
Stay focused.
Un abbraccio,
Luca
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